19 aprile 2011

Bambini prodigio


Ma perché parlare ancora di Giovanni Allevi? Con tutto quello che ci sarebbe da fare e da pensare invece che sprecare energie per uno che va a suonare per dei professori quali La Russa, Calderoli, Santanché e la cricca al gran completo degli onorevoli pinguini, e se la tira pure.
Sarà che ieri sera, scorrendo la pagina online del "Fatto Quotidiano" mi sono imbattuto in un articolo dedicato a "un pianista bravo e ambizioso", e io non appena sento e leggo certe cose sento subito salire l'orticaria.
Del resto non siamo di fronte soltanto a un "fenomeno pop" come viene definito sul Fatto: "Maestro!" l'ho sentito ossequiosamente chiamare da alcune punte di diamante dell'intellighenzia nostrana come Fazio, Severgnini, Dandini, Bignardi, ecc.
Ma non mi voglio affaticare a stroncare una musica talmente insulsa che a sentirla per trenta secondi mentre sto in un camerino al Coin a provarmi i pantaloni già mi ha stufato. È stato detto quanto basta su questa faccenda, anche sul personaggio. Per esempio qui, qui e qui.
Uno dovrebbe dire: chissenefrega. E poi basta ascoltarla, la musica in questione.
E infatti non mi ci metto proprio a parlarne, salvo proporre una piccola riflessione su quanto siamo fortunati, noi italiani, senza dubbio il popolo più gonzo della terra: non soltanto amiamo e conserviamo il miglior-presidente-del-consiglio-degli-ultimi-centocinquant'anni e il suo canile, non soltanto esibiamo con orgoglio, restando in ambito musicale, il bravo Ludovico Einaudi, figlio di tanto papà e nipote di cotanto nonno, uno che scrive gradevoli ninne-nanne ragion per cui viene presentato, su grandi cartelloni visti con questi occhi nel reparto musica del megastore Feltrinelli a Milano, come "La Grande Musica Contemporanea Italiana". Non bastasse tutto ciò, ora ci ritroviamo in casa anche il "nuovo Mozart" e il "nuovo Stravinsky", e sono cazzi, giù di corsa a comprare tutti i dischi, mica stiamo parlando di sfigati come Thelonious Monk, Morton Feldman, Cecil Taylor, Ornette Coleman, Frank Zappa, John Cage, Anton Webern, Art Ensemble of Chicago, Beatles, Sun Ra, Anthony Braxton, Erik Satie, Charles Mingus, Eric Dolphy, Edgar Varèse, Misha Mengelberg, Steve Lacy, Derek Bailey, Béla Bartók, Pierre Schaeffer, John Fahey, Billie Holiday, John Lee Hooker, Evan Parker, Henry Mancini, Brian Eno, Harry Partch, Terry Riley, Neil Young, John Coltrane, Fabrizio De André, Luciano Berio, Charlie Parker, Giorgio Gaber, Bob Dylan, Kurt Weill, György Ligeti, Joni Mitchell, Demetrio Stratos, Elliott Carter, Luc Ferrari, Charles Ives, Duke Ellington, Giacinto Scelsi, Pink Floyd, Nino Rota, AMM, Luciano Berio, Steve Reich, Iannis Xenakis, Ray Charles, Robert Wyatt, Luigi Nono, Bruno Maderna, Roscoe Mitchell, Gérard Grisey, Tom Waits, George Gershwin, Mauricio Kagel, Muddy Waters, Karlheinz Stockhausen, Miles Davis, Glenn Gould, e mi fermo qui, anche se potrei continuare per l'intera giornata. Mestieranti destinati a scomparire di fronte alla figura del Maestro il quale, con la lucidità di chi riconosce in sé il destino riservato ai grandi dice: "Ho sentito la necessità di scrivere e affermare una nuova musica classica contemporanea, che prenda le distanze dalle correnti precedenti già consolidate e recuperi un'inedita sensibilità europea. Questo lavoro porterà alla ribalta una figura ormai completamente sconosciuta all'immaginario collettivo: il compositore puro."
E allora è con il suono, la purezza delle meravigliose parole vergate dalla penna di Sandro Bondi, colui che sta alla poesia come Giovanni Allevi sta alla musica, che mi appresto a concludere questo mio intervento.

"A Michela Vittoria Brambilla (alias Crudelia Salmon)"

Ignara bellezza
Rubata sensualità
Fiore reclinato
Peccato d’amore