29 ottobre 2010

Panettoni topicidi e agricoltura transgenica

Dibattito.
Partecipa il tipico teatrino umanoide–televisivo fine-anni-novanta composto da:
1) Il rappresentante dell’azienda, il cui unico scopo è di rappresentare gli interessi dell’azienda.
2) Il rappresentante della politica di governo, il cui unico scopo è di sostenere l’operato della politica di governo.
3) Il rappresentante dei lavoratori dell’azienda, il cui unico scopo è di rappresentare gli interessi dei lavoratori dell’azienda: è lui, è il sindacalista. Egli segue una sola regola che consiste nel difendere le posizioni del sindacato e dei suoi iscritti, a qualunque costo e a prescindere. Anche se l’azienda come in questo caso produce sostanze tossiche, o magari armi nucleari o chissà cos'altro, dovesse anche arrivare il giorno in cui risulti evidente perfino a lui che a causa di quelle sostanze o di quelle armi la vita sulla terra è in grave pericolo, il sindacalista non desisterà dal proprio scopo. Egli è, insieme a quei lavoratori disposti a tutto tranne che a immaginare un altro lavoro, il vero grande alleato del proprietario dell’azienda: tutti cercano di ottenere, ciascuno al proprio livello, vantaggi e privilegi e non possono fare a meno gli uni degli altri.
4) Lo scienziato–biologo di destra. Costui rappresenta quel ramo della scienza che utilizza i finanziamenti per la ricerca devoluti dalle aziende allo scopo di trovare nuovi sistemi per aumentare al massimo i profitti riducendo al minimo i costi. Egli considera lo scienziato–biologo di sinistra sostanzialmente un pirla e ne sottostima il pensiero. Difende senza ammettere discussioni il proprio operato dichiarandosi costretto a rimediare ai danni procurati dagli errori del passato, in realtà provocando con la sua mancanza di scrupoli guai peggiori che saranno a loro volta riparati da futuri danni ancora più gravi e così via, ad libitum.
5) Lo scienziato–biologo di sinistra. Questa categoria di persone, pur animata da buoni propositi, è fondamentalmente incapace di organizzarsi e si frammenta in migliaia di collettivi e associazioni disperdendone le potenzialità. Il nostro uomo porta negli occhi la coscienza della propria debolezza, numerica e politica, ed è destinato alla sconfitta. Egli considera lo scienziato–biologo di destra per quello che è, uno stronzo, ma ne subisce l’arroganza e il potere. Ha generalmente modi cortesi e partecipa alla discussione nella speranza di scuotere gli ascoltatori ravvivandone il senso civico, di suscitare simpatia e di aumentare i consensi.
6) Lo studioso professore universitario non schierato ideologicamente. Sa spiegare con semplicità il proprio punto di vista, è creativo, ha cultura, competenza e si sforza di esporre le proprie conoscenze in modo chiaro, efficace ed esaustivo. È quindi l’elemento a cui viene data con meno frequenza la parola, ridotto a sorta di polveroso soprammobile, i suoi interventi si rivelano sommessi e precisi per cui ininfluenti, confermando così la propria inutilità sociale.
7) Il gruppuscolo oltranzista integralista politicizzato. In questa occasione composto prevalentemente da donne attempate, medio-alto borghesi, cittadine, interpreti fuori tempo di un femminismo frainteso da loro stesse, che si professano animaliste poiché mangiano insalata per non ingrassare e tengono in soggiorno qualche obeso e sfigato gatto castrato. Sprovviste di sensibilità, scarse di cultura e intelligenza in quanto ferocemente presuntuose, si discreditano con il loro atteggiamento ideologizzato arrogante, disprezzando tutti.
8) Il rappresentante del mondo missionario e cattolico. Egli, lo dice la parola, è un’anima pia ed è qui in missione per conto di Dio, e di chi sennò, presenziando al dibattito per ricordare all’intero mondo occidentale che mentre noi ci trastulliamo chiacchierando di inutili vuote faccende intellettuali, circa un terzo della popolazione della terra non ha di che procurarsi il cibo. Il che è drammaticamente vero, e questo lo pone al riparo da qualsiasi contestazione. Nessuno gli obietterà il contrario e lui, dietro a una facciata di moderata compassione, fedele alle tradizioni della sua Chiesa, ci rammenterà implacabile i nostri peccati e fingerà di assolverci in realtà condannandoci a patire un perpetuo senso di colpa per essere nati dove siamo nati.

(MF, inedito, Milano 16 dicembre 1998 - rev. 2010)

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